Maggio 4, 2024

«Il commissario nominato per la gestione del comune derivante da fusione è coadiuvato, fino all’elezione dei nuovi organi, da un comitato consultivo composto da coloro che, alla data dell’estinzione dei comuni, svolgevano le funzioni di sindaco e senza maggiori oneri per la finanza pubblica. Il comitato è comunque consultato sullo schema di bilancio e sull’eventuale adozione di varianti agli strumenti urbanistici.

Il commissario convoca periodicamente il comitato, anche su richiesta della maggioranza dei componenti, per informare sulle attività programmate e su quelle in corso».

Giusto per fare chiarezza, senza tema di smentita alcuno, citiamo testualmente l’articolo 120 della legge n. 56 del 7 aprile 2014. Si, proprio quella che regola le fusioni fra comuni, l’ormai celebre legge “Delrio” che a molti dei nostri ex amministratori, pur riempendosi la bocca con la parola “fusione” a convenienza, non è mai sfiorata minimamente l’idea di andarsela non a studiare – sarebbe stato troppo – ma a dare un’occhiatina.

Così tediante premessa è dovuta. Semplicemente perché a distanza di poco più di un mese dalla nascita ufficiale del comune “unico” Corigliano Rossano, è già tempo di “mettere i puntini sulle i”.

Semplicemente per rammentare quali sono i compiti del fatidico “comitato” formato dagli ex sindaci e non di certo da ex assessori o presidenti del consiglio che si divertono a raggiungere la sede comunali, quasi fossero ancora in “servizio”.

Già, perché soprattutto a Corigliano – mentre a Rossano sembrano essere più ligi alle norme ed al buon senso – sindaco, ex assessori e presidente dell’ex Consiglio comunale pare facciano capolino in comune tutti i santi giorni.

Semplice domandina: perchè? Cosa muove cotanto garbo e generosità tali da spingersi ad immolarsi per il bene e la cosa pubblica, in modo cosi stakanovista, per di più senza percepire alcun compenso?

Eppure la legge Delrio è chiara. Ovvero il commissario può decidere – e non risulta essere un obbligo perché consultivo – di interpellare i due ex sindaci, ed esclusivamente loro, in tema di bilancio o per “adozioni di varianti” urbanistiche e non di certo per approvazioni di strumenti urbanistici quali il Psa come dichiarato pubblicamente da Geraci in una intervista qualche giorno fa, sentendosi evidentemente, ancora, con la fascia in dosso.

Al commissario, invece, verrebbe da chiedere perché cotanta simpatia verso chi si è aspramente battuto contro la fusione, tentando di ritirare l’atto di impulso non una, non due ma per ben tre volte senza averne i numeri in Consiglio comunale.

No, non dimentichiamo. Ma non se la prenda, Geraci. Come abbiamo sempre riferito all’ex sindaco di Corigliano di persona, non ultimo durante il derby fra la Rossanese ed il Corigliano sugli spalti del “Comunale”, siamo pane pane, vino al vino, con rispetto ed altrettanta franchezza.

E’ tempo di mollare, di dedicarsi agli hobby e – qualora ne avesse voglia – di cimentarsi nella prossima campagna elettorale, perché i ben informati ci riferiscono di un suo interessamento a ricandidarsi.

I coriglianesi ed i rossanesi, ricordino, però. Può essere scelto quale primo sindaco di questa nostra grande città di Corigliano Rossano qualcuno che si è aspramente battuto, basandosi su congetture, contro la “fondazione” di essa – come tutti gli altri che lo hanno fatto – e che ha tentato di arrestarne il processo in Consiglio comunale e con alcuni ricorsi partiti dal Palazzo di Città?

Ps. Ci si ricordi, chi di competenza, che nel frattempo la nostra città sta soffocando sotto l’erbaccia. Dalla Madonna del Pilerio a San Nico. I bambini hanno il diritto di giocare senza doversi preoccupare di serpi e zecche. No?

Luca Latella