Terzo incontro della rubrica «Generazioni e Territorio», condotta dalla Commissione Cultura del Movimento per la Vita di Corigliano-Rossano, coordinata da Margherita Carignola. Protagonista dell’intervista odierna, dopo Geppino Caputo e Franco Filareto, è Pasqualina Straface,
già sindaco dell’originaria città di Corigliano Calabro, che ringraziamo per la sua disponibilità in questo lavoro teso a favore dell’incontro generazionale nel nostro territorio
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Vorrei che intendessimo questi momenti non come un’intervista, bensì come un dialogo. Invito, dunque, a rispondere alle domande utilizzando il margine più ampio, senza preoccupazioni riguardo i limiti del tema delle questioni poste.
1. Cosa significa, alla luce della sua esperienza, impegnarsi per – e vivere – la propria comunità?
Alla luce della mia esperienza personale, frutto di un impegno politico-istituzionale vissuto e interpretato sempre con analoga passione e costante impegno, posso tranquillamente affermare che vivere all’interno di una comunità, e a favore della stessa, vuol dire porsi in condizioni di simbiosi con la medesima. Da sempre, amo coltivare rapporti personali, umani prim’ancora che squisitamente politici, che mi portano a conoscere esperienze e situazioni tra le più svariate e finanche assai delicate; rapporti che vanno oltre gli appuntamenti elettorali, che non ho mai vissuto e atteso in quanto tali, ma risultati di un’elaborazione condivisa, di un progetto di crescita collettiva. La comunità, nella mia concezione, è questo: una famiglia allargata, perché solo grazie alla coesione sociale e al superamento dei particolarismi si cresce e si migliora insieme.
2. Il concetto di comunità non deve appiattire e asfaltare l’idea della dignità dell’individuo. Chi è oggi, secondo lei, il cittadino di Corigliano-Rossano?
Questa affermazione mi trova molto d’accordo. Sono difatti concorde col fatto che, se da un lato occorre superare gli individualismi per conseguire proficui risultati per l’intera comunità, questo tuttavia non equivale ad annientare le specificità di ciascheduno. La città di Corigliano Rossano è ricca di risorse umane, giovani professionalità, figure qualificate in ogni campo, tanto da perseguire e raggiungere brillanti risultati in ogni dove. Purtroppo, devo constatare che simile patrimonio d’umanità e competenze non sia adeguatamente valorizzato e posto alla base di un progetto comune da parte di chi oggi ricopre ruoli amministrativi. Il cittadino di quella che è oggi la terza città della Calabria è una donna, un uomo, un giovane, un anziano, un singolo individuo o un nucleo familiare, destinatario di doveri civici ma anche titolare di diritti che possono e devono essere esercitati pienamente. Il territorio è denso di contenuti culturali e cittadini che chiedono una tangibile politica d’ascolto e servizi degni di questo nome. Un capitale di storie e vissuti che rappresentano il fulcro vitale del nostro tessuto sociale.
3. Torniamo indietro nel tempo. Quale visione ha mosso il suo impegno verso la politica? E, se lei dovesse ricominciare, per che cosa si impegnerebbe oggi?
Il mio impegno in politica avvenne da giovanissima, spinta dal desiderio sincero di apportare un contributo al miglioramento delle condizioni di vita dei miei concittadini. Eletta in Consiglio comunale, rappresentai da subito le istanze provenienti dalle singole e numerose aree del territorio dell’allora comune di Corigliano Calabro, dando voce a volti che nella mia persona avevano risposto fiducia e riuscendo, in molti casi, a concretizzare le loro legittime istanze. Impegno proseguito nel medesimo solco con l’elezione al Consiglio provinciale di Cosenza, esperienza che mi ha dato molto dal punto di vista formativo e conoscitivo del vasto territorio della provincia di Cosenza, e poi durante il mio seppur brevissimo mandato da sindaco di Corigliano, durante il quale mi sono prodigata per mettere in rete la città all’interno di una filiera istituzionale e intercettando risorse e risposte per far fronte ai tanti disagi persistenti. Il mio impegno politico attuale corrisponde in modo conforme alla visione della politica come servizio che ha mosso i miei primi passi in tale ambito. La politica non come lavoro, con giorni e orari prestabiliti, ma strumento di speranza, missione quotidiana per portare nelle proposte sedi istituzionali le problematiche del territorio nel quale si è nati e si vive nonché proporre idee e progetti di sviluppo. Chi mi conosce è ben consapevole della mia determinazione e della mia quotidiana lotta per il rispetto dei diritti civili. Oggi dobbiamo uscire dall’isolamento cittadino e comprensoriale e riprenderci il ruolo che un’illustre storia ed una felice posizione geografica ci hanno da sempre assegnato.
L’ospite della prossima intervista sarà il Professor Gian Pietro Calabrò, Presidente Onorario del Movimento per la Vita di Corigliano-Rossano