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Shoa e negazionismo, problema culturale

di admin Feb3,2020


Giornata Memoria, successo di pubblico per Ovadia. Storia e cultura, si chiude settimana eventi. 

CORIGLIANO-ROSSANO – Il problema resta culturale: l’odio e la violenza sono figli del vuoto intellettuale e la discriminazione è frutto dell’ignoranza più becera. È stato, questo, forse il messaggio principale ed il filo rosso lungo il quale, per oltre due ore, l’attore e drammaturgo ebreo Moni Ovadia ha letteralmente catturato l’attenzione della gremita Sala Rossa di Palazzo San Bernardino.

 È stato un successo di pubblico e di emozioni l’evento che ieri (domenica 2 febbraio) ha concluso la serie di iniziative promosse dall’Amministrazione Comunale in occasione della Giornata della Memoria e che per una settimana hanno visto Corigliano-Rossano protagonista e riferimento territoriale.
 
Ad esprimere soddisfazione, anche a nome del Sindaco Flavio Stasi presente all’importante evento, per la riuscita delle diverse manifestazioni che hanno coinvolto da protagonista il mondo della Scuola sono la Presidente del Consiglio Comunale Marinella Grillo che ha patrocinato la rassegna, l’assessore alla Città della Cultura e della Solidarietà  Donatella Novellis e la Presidente della commissione Cultura Alessia Alboresi.
 
Parlare di Shoah, di eccidio del popolo ebreo è sempre difficile – ha sottolineato la Grillo – a meno che non si voglia semplicemente restare agganciati alla narrazione storica che è relativamente facile. Il ricordo, tramandare ai posteri la memoria attraverso la cultura, è la più potente arma contro il negazionismo, il tentativo dell’ignoranza di sopraffare sulla conoscenza. Eventi come la Giornata della Memoria ci consentono, inoltre, di riflettere sul tema della diversità, da professare come risorsa e non come limite intorno al quale alzare barricate, tra me e l’altro, tra persone con disabilità e normodotate, tra razze e religioni.
 
Ovadia ha conversato con Marta Petrusewicz, Professore Ordinario di Storia Moderna presso l’Unical riflettendo su ciò che è stato l’Olocausto, rivivendo la paura dell’essere scovato e raccontando le tappe di una continua fuga. Ha poi spiegato cosa significa essere ebreo oggi, nella società dei nativi digitali, dove la discriminazione corre lungo altri canali, ma sa essere ugualmente efficace ed ottenere effetti devastanti su chi la subisce. 
 
Tre monologhi per raccontare la storia personale che si intreccia con quella della Shoah e per ricordare che le vittime della discriminazione non erano i soli ebrei ma anche le persone con disabilità, i rom, i shinti, gli omosessuali e tutte quelle categorie di persone che non rientravano nella cosiddetta razza pura.  Un passaggio, quello più emozionante, sul significato dell’essere ebrei oggi. Sulle diverse forme di discriminazione che sopravvivono ancora.
 

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