L’altra verità. È quella del 30enne coriglianese accusato d’atti persecutori nei confronti d’una dottoressa d’un Centro di salute mentale pubblico della provincia di Bologna, destinatario, nei giorni scorsi, d’un provvedimento della magistratura che dispone nei suoi confronti il divieto d’avvicinamento e di comunicazioni telefoniche con la presunta vittima.

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