Melissa, Italia, Europa. Una medaglia al valor civile per la cittadina Jonica

Quando qualcuno, impareggiabile nel ruolo, trova le parole giuste per raccontare un fatto, è inutile cercarne altre.
Il fatto : quello del salvataggio dei 51 curdi ( tra cui donne e bambini ) in fuga dagli assassini della Jihad, naufragati con una barca a vela sulla spiaggia di Torre Melissa; la narrazione : quella di Massimo Gramellini nella sua trasmissione settimanale sulla Rai, durante la quale si è persino commosso pronunciando le parole scelte. 

      Conviene perciò affidarsi a quel racconto e pensare a Raffaele del Village Miramare che, sentendo dal suo letto le grida provenire da fuori, non si è girato dall’altra parte ma è uscito e- sinceratosi di cosa stesse accadendo – ha preso il telefono per chiamare Gino, il Sindaco, descrivendogli l’Apocalisse che si stava consumando davanti ai suoi occhi; pensare allo stesso Gino e dopo di lui agli abitanti di Torre Melissa che si sono precipitati sul posto.
E cosa fanno? Sono ancora parole di Gramellini: < si agganciano con le braccia e formano una catena che parte dalla battigia e si spinge tra le onde; le loro mani si intrecciano con quelle dei naufraghi e tutti, ad uno ad uno, li riportano a riva>, mentre qualcuno, Salvatore che di mestiere fa il pescatore, si tuffa tra le onde gelide per salvare il più debole, un bambino che galleggiava come un pacco di sughero. Ed altri episodi del genere.
Insomma, gli abitanti di Melissa non hanno avuto il tempo di discutere, di chiedersi cosa fa l’Europa, perché < quando la vita incrocia la morte assume aspetti di urgenza, scavalca la testa e fa appello inesorabilmente al cuore>.
A salvataggio concluso, un giornalista chiede a Gino, il Sindaco: Perché l’hai fatto? E lui risponde : <Perché quei ragazzini potevano essere figli miei, tuoi , di tutti>. Interpretando il ruolo di rappresentante della sua Comunità nel senso pieno del termine, come mai forse in precedenza.
Perciò Gramellini non può che concludere dicendo : < in poche ore un piccolo Paese della Calabria ha dato una lezione di civiltà a tutta l’Europa>.
Domando. Questa descrizione dei fatti consente di affermare che Raffaele, Gino e gli abitanti di Melissa hanno <esposto la propria vita a manifesto pericolo per salvare persone esposte ad imminente pericolo di vita>?
Se si risponde affermativamente, allora la Città di Melissa merita il conferimento di una ricompensa al valore civile, non importa se di oro, di argento o di bronzo. Lo dispone la legge n. 13 del 1953.
Lo merita anche in memoria di un altro esempio della tempra eroica di quella popolazione, purtroppo tragico: la bruttissima pagina della strage del 1949 quando un reparto della Polizia Celere, in località Fragalà, uccise tre persone e ne ferì tante altre, nella repressione violenta delle giuste lotte dei contadini che occupavano le terre incolte, semplicemente reclamando l’ esecuzione dei Decreti Gullo, con l’opposizione dei latifondisti.
Al conferimento del riconoscimento però oggi si frappone un ostacolo : la medaglia al valore civile la conferisce il Presidente della Repubblica, ma su proposta del Ministro degli Interni e dopo un parere espresso da un’apposita Commissione.
Ma se il Presidente della Repubblica può bypassare il parere della Commissione quando i caratteri dell’atto coraggioso e la risonanza suscitata conclamino l’opportunità della ricompensa, non è invece certo che possa fare a meno del concerto con il Ministro degli Interni.
La storia di Melissa non è fortunata quando incrocia i Ministri degli Interni, Scelba nel 1949 e Salvini oggi.
Perché purtroppo, è più che lecito dubitare che proprio da Salvini possa venire un’iniziativa in tal senso. Tutt’altro!
Il cuore aperto della cittadina jonica si contrapponeva in quei giorni ai porti chiusi per 49 migranti stipati nella pancia dell’ imbarcazione di Ong, in balia delle onde del Mediterraneo.
Ecco che allora ci vorrebbe un “Raffaele” al Viminale ed un “Gino” a Strasburgo per fare riscoprire all’Italia ed all’Europa le loro autentiche radici di accoglienza, solidarietà e generosità.
Ancor di più dopo le stragi di questi giorni.
Ecco perché io sto con Raffaele, Gino e tutti i melissesi.

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