Capiamo le preoccupazioni dei nostri avversari politici, nella declinazione sana del termine, ogni qual volta tentiamo di disinnescare uno dei tanti attacchi che piovono da anni sul nostro territorio: è una azione che abbiamo fatto così tante volte, mentre gli altri stavano a guardare o non sapevano nemmeno leggere le carte, che ci riesce bene.

 

 

 

Ma proprio perché il nostro intento è quello di difendere il territorio, ignoreremo la sequela di insulti che in maniera scomposta ed immotivata sono arrivati nel momento in cui è stato sollevato un problema serio, l’ennesimo, sull’impianto di Bucita e sul pachidermico ATO Cosenza.
Piuttosto baderemo a cercare di unire il territorio per ottenere risultati.
Pertanto eviteremo di ironizzare sugli auto-botta-e-risposta di questi giorni e ci occuperemo, ancora una volta, di chiarire quali sono gli aspetti preoccupanti di ciò che accadrebbe se il territorio – preferibilmente unito – non si opponesse sul nascere all’ennesimo piano di devastazione della nostra terra.
La nota del Dipartimento Ambiente, probabilmente prodotta anche non a caso in un momento di distrazione da parte della Giunta Regionale e mentre Corigliano-Rossano è mal rappresentata negli organi extra-comunali, parla chiaro: tutti i comuni della provincia di Cosenza sono autorizzati ad utilizzare l’impianto di Bucita.
È italiano, e questo è semplicemente inaccettabile.
Il passaggio di competenze tra la Regione e l’Ambito Territoriale, seppur si è provato a giocare su alcune ambiguità forse traendo in inganno qualche nostro ingenuo detrattore, in questo non c’azzecca nulla, per tre diverse ragioni:
1. il passaggio di competenze, a seguito di incontri tra la Giunta Regionale e l’ANCI, sarà prorogato di almeno 6 mesi, probabilmente un anno; 2. la gestione degli impianti è diversa dal loro utilizzo; 3. a subentrare nella gestione deve essere l’ATO Cosenza, non i Comuni.
In pratica, esattamente come in passato, ci hanno provato, ma se tutto va come deve andare, non ci riescono.
Purtroppo il problema reale, politico e di territorio, che si cela dietro questo semplicissimo atto, è che né l’ATO di Cosenza né la Regione Calabria hanno risolto in questi anni il vecchio, profondo deficit impiantistico della Provincia di Cosenza, che ha come impianto pubblico esclusivamente quello di Bucita. L’ATO Cosenza, di fatto, si sta sostituendo al vecchio cosiddetto “Sistema Calabria Sud”, nel quale per una strana visione geografica era stata inserita anche Rossano, e che però era dotato di ben cinque impianti pubblici: Rossano, Crotone, Sambatello, Gioia Tauro e Siderno.
Il resto della provincia, compreso il capoluogo, era in realtà collocato nel cosiddetto “Sistema Calabria Nord” e per anni ha, di fatto, scaricato tutte le proprie inadeguatezze su Catanzaro, mentre Bucita ha pagato col sangue lo smaltimento di tutti gli scarti dei cinque impianti pubblici. Ed ora che l’ambito è quello provinciale, dove si vogliono “scaricare” le inadeguatezze del resto della provincia? Ed è un caso che quest’atto viene fuori a poche settimane dalla conferenza dei servizi che potrà autorizzare (o non autorizzare) una discarica di 900 mila metri cubi sempre e solo sulla fascia ionica?
Le pongo come domande, ma sono retoriche.
Ora, se su questo tipo di battaglia, si vuole fare campagna elettorale al contrario, a noi interessa poco.
Su una tematica delicata e particolare come questa, che già in passato ha visto il nostro territorio doversi difendere tanto dalla speculazione privata quanto dagli attacchi politici della Regione Calabria, a noi invece interessa lavorare solo ed esclusivamente per unire le diverse forze col fine di migliorare le condizioni del territorio ed evitare ulteriori soprusi.
Il resto sono chiacchiere.


Flavio Stasi
Portavoce Movimento Corigliano-Rossano Pulita

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