D’Amico:bellezza cultura per tutti. Schiavonea/venerdì 20 al Quadrato le Ultime Lune

CORIGLIANO ROSSANO  – Portare simbolicamente fuori dalle platee al chiuso e consentire a tutti di potere godere della bellezza del teatro amatoriale, costruita con talento, sacrificio, lavoro e passione da quanti si rendono ambasciatori dell’arte scenica, veicolo e strumento di crescita culturale e sociale. 

È tra gli obiettivi  del PREMIO AUSONIA – MOSTRA NAZIONALE D’ARTE DEL TEATRO AMATORIALE ITALIANO che prenderà il via VENERDÌ 20 LUGLIO alle ORE 21 dalla suggestiva cornice del QUADRATO COMPAGNA, alla marina di SCHIAVONEA. 

A sottolineare gli obiettivi della manifestazione è il Presidente del Comitato provinciale di Cosenza della FITA (Federazione Italiana Teatro Amatoriale) Antonio Maria D’AMICO che coglie l’occasione per sottolineare che anche la 4ͣ edizione dell’evento nazionale prevede L’INGRESSO GRATUITO per tutti gli spettacoli che si alterneranno tra il QUADRATO COMPAGNA a SCHIAVONEA di CORIGLIANO ed il PALAZZO SAN BERNARDINO, nel centro storico di ROSSANO. Al termine di ogni appuntamento al pubblico sarà richiesto di compilare una scheda che determinerà alla fine della rassegna il PREMIO GRADIMENTO PUBBLICO. Il PREMIO della CRITICA, invece, sarà assegnato come ogni anno dalla stampa.Si parte con la compagnia teatrale tarantina LA CRICCA TEATRO che con la regia di Aldo L’IMPERIO porterà in scena, LE ULTIME LUNE di Furio BORDON, spettacolo teatrale portato al successo da Marcello MASTROIANNI, che proprio nelle vesti de IL PADRE (qui interpretato da L’IMPERIO) ha salutato per l’ultima volta il mondo del teatro.Insieme a L’IMPERIO saliranno sul palco Anna COFANO, nel ruolo della madre e Fabrizio DESIDERI, il figlio.Sinossi. Un uomo molto vecchio aspetta nella stanza che il figlio torni dall’ufficio per accompagnarlo in una casa di riposo per anziani. Ascolta Bach e parla con la moglie anzi, con il suo ricordo, dal momento che lei è morta molti anni prima. Parlano della vecchiaia, della morte, dell’amore che li ha uniti. All’arrivo del figlio comincia tra i due uomini una schermaglia verbale intessuta di rancori e piccole crudeltà, ma che a tratti si allenta di irresistibili tregue di dolcezza. Il primo tempo si conclude con il vecchio che lascia per sempre la sua stanza e il ricordo della moglie. Nel secondo tempo il vecchio è nella casa di riposo: sono passati alcuni anni, lui è solo in scena, con una sedia, un album di fotografie e una piantina di basilico che raccoglie le sue riflessioni sulla nuova vita che ha intrapreso da quando risiede nella casa di riposo. Per metà monologo e per metà misto di persone e fantasmi, la pièce scritta dallo scrittore triestino, è una riflessione sui drammi e le dolcezze della vecchiaia, in una fase della vita tra le più delicate quando all’uomo viene a mancare, il bene più prezioso: il futuro.
 

 

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