La città Corigliano Rossano è ormai una realtà approvata con legge della Regione Calabria, saranno i cittadini e la futura amministrazione comunale a impostarne la strutturazione.  Fino alla elezione degli organismi di governo locale che dovrà avvenire nella prossima primavera, la cittadinanza attiva, l’associazionismo e tutti coloro che hanno voglia e possibilità, hanno il diritto dovere di partecipare alla discussione che riguarda l’individuazione delle strategie e delle risorse necessarie per lo sviluppo della nuova città di 78 mila abitanti, che avrà bisogno di risorse economiche adeguate, di nuove strutture e di nuovi servizi.

 

 

La vivibilità e le condizioni dei cittadini non cambieranno dalla sera alla mattina, è un processo lento ma che sarà inarrestabile e che richiede in primis un cambio di mentalità. E’ necessario acquisire maggiore consapevolezza di quelli che sono i nuovi marcatori identitari e che dovranno essere il segno distintivo nella vasta area della sibaritide e nell’intera Calabria. Per una città grande ci vuole una nuova visione delle cose ed è necessario fin da subito abbandonare i municipalismi, altrimenti non si va da nessuna parte; è il senso dell’appartenenza che paga, così come diventa valore la solidarietà e l’accettazione della visione comune degli obiettivi.
La fusione è una opportunità oltre che un punto di partenza, sta agli uomini scriverne il percorso.
Per una riflessione che deve essere nello stesso tempo un monito, voglio ricordare quanto sta succedendo in questi giorni con i fondi Por Calabria Fesr/Fse 2014/2020. Per concedere maggiori investimenti ai soliti “dominanti” ed ignorare questo territorio, la Regione ha definito una politica di sviluppo urbano integrata, ricorrendo all’articolazione di due strategie differenti: una che interessa i poli urbani di Cosenza-Rende, Catanzaro e Reggio Calabria, l’altra per le città di dimensioni inferiori tra le quali è compresa Corigliano Rossano (insieme a Crotone, Vibo Valentia, Lamezia Terme, Gioia Tauro-Rosarno e San Ferdinando). Si capisce subito che la musica nei nostri riguardi non è ancora cambiata nella sostanza, se è vero che per sottrarci risorse economiche la regione ha deciso di considerare Cosenza-Rende una unica entità, mentre Corigliano Rossano che di fatto lo è, viene considerata di livello demografico minore. Con tale criterio, l’agenda urbana ha destinato 105 milioni al primo gruppo (Cosenza-Rende, Catanzaro e Reggio Calabria) e 85 milioni per le altre 6 aree urbane.
Il conto è presto fatto. L’obiettivo di tale strategia è anche chiaro.
E’ necessario ostacolare e contrastare il decollo della sibaritide.
Nonostante ciò, c’è ancora chi tra di noi rema contro, non ha preso contezza dello stato delle cose e, oltre ad insinuare nell’opinione pubblica che le immancabili difficoltà iniziali sono la conseguenza dell’avvenuta fusione, non denuncia i peccati di “omissione” di chi poteva e nulla ha fatto per impedire che succedessero episodi come quelli della suddivisione dei fondi Por.
Di fronte a cambiamenti epocali e del modo di vivere il futuro, di fronte al divenire e agli orizzonti che si aprono, c’è ancora chi pensa al proprio orticello, ai privilegi che non ha più ed ha paura di rimanere nell’ombra dell’irrilevanza.
Pur tuttavia il Comitato 100 A e le altre organizzazioni della cittadinanza attiva, con abnegazione e in termini di volontariato continuano a dedicare parte del loro tempo alle problematiche irrisolte delle due ex città e del vasto territorio connesso, oltre a offrire collaborazione all’attuale Commissario di governo, il dott. Domenico Bagnato, che sta gestendo con competenza e professionalità, oltre che con amore e dedizione, la fase di “transazione” che dovrà portare alle prossime elezioni amministrative. Al commissario Bagnato ed ai sub commissari suoi collaboratori, un grazie sentito da parte del Comitato, delle Associazioni e da parte di moltissimi cittadini che per la prima volta hanno avuto ascolto alle loro numerose richieste che il sub-commissario Emanuela Greco ha sapientemente gestito dando risposte alla maggior parte di esse.
Non voglio abusare delle parole né esaltare i molti che si sono spesi per la fusione, a mio avviso averla fatta è stata una delle poche cose giuste per questo territorio penalizzato e ridotto all’isolamento quasi totale negli ultimi 20 anni e più.
Avere personalmente partecipato a realizzare la fusione delle due città è per me motivo di soddisfazione, ma questa è solo una tappa dalla quale partire per contribuire individuare le condizioni migliori perché la città di “Corigliano Rossano” abbia tutti i requisiti della modernità e vengano utilizzate al meglio e altresì valorizzate le potenzialità nel settore del turismo, dell’agricoltura, della pesca, del commercio, e in tutti gli altri settori ecc.
Considerato che la nuova città esiste dal 31 marzo e che però le istituzioni (ed i funzionari) regionali e nazionali continuano ad ignorarne l’esistenza quando si tratta di programmazione o distribuzione di risorse economiche, è necessario fin da subito sollevare una vertenza per la città e per l’intera vasta area della “sibaritide”.
Bene ha fatto l’assemblea del C100A convocata dal coordinatore Amerigo Minnicelli a predisporre una piattaforma di lavoro dalla quale partire e da presentare alla Regione, al Governo centrale e Comunitario, sui temi che riguardano la nascita della nuova cittadella di Insiti, sulla rivendicazione degli uffici e servizi e tra questi la nascita del nuovo Tribunale (oggi cosa non facile), del nuovo Ospedale (la cui costruzione pare sempre irrimediabilmente allontanarsi) , del potenziamento del porto e della zona ZES (che pur facendo riferimento alla “autorità portuale” di Gioia Tauro deve necessariamente affacciarsi commercialmente verso la via della seta), la statale 106 progettata come strada pedimontana ma che difficilmente sarà realizzata nel tratto Sibari-Corigliano Rossano-Cariati- Crotone, i collegamenti stradali interni e di allaccio all’arteria stradale della 106, i collegamenti del porto con la ferrovia per gli interscambi necessari, ecc. ).
La nuova città Corigliano Rossano raggiunge quasi 80 mila abitanti, il più vasto territorio della regione, non può essere mortificata con decisioni che ne penalizzano le risorse che le spettano specialmente ora che la legge la colloca in una classe di finanziamento superiore. Che tutti prendano atto che non sono più due città distinte ma una sola, da inquadrare in una prospettiva di sviluppo diverso facendo fin da subito la rivisitazione urbanistica, demografica, dei servizi e degli uffici, oltre che delle linee di sviluppo.
Si cominci e subito con la rimodulazione dei fondi strutturali, con i fondi POR e con tutti i tipi di finanziamento che la Regione Calabria dovrà prendere in considerazione.
E’ opportuno che queste vertenze, in particolare ospedale e strada statale 106, vengano affrontate a poste all’attenzione degli amministratori regionali e nazionali, oltre che dello stesso Commissario, il quale grazie alla sua autonomia potrà incidere in modo efficace sulla loro soluzione.
I cittadini vogliono sapere se è vero e perché la statale 106, tratto Sibari Crotone non si farà più.
Inoltre, non potendo la ditta appaltatrice iniziare i lavori di costruzione dell’Ospedale Unico, perché la Regione Calabria non esamini la possibilità di affidare i lavori alla ditta successiva che ha presentato offerta in sede di gara.
Mi rendo conto che la vertenza è di portata storica, ma questo abbiamo ereditato noi cittadini di Corigliano Rossano e questo va messo sul tappeto.
E’ ovvio che, avendo il territorio una nutrita rappresentanza di parlamentari che, fra l’altro, sono della linea governativa, è doveroso porre il tutto all’attenzione dei parlamentari e chiedere il loro coinvolgimento per le possibili soluzioni.

Prof. Enrico Iemboli
Comitato 100 A ed ex Amministratore 

 

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