Corigliano-Rossano parta da un programma all’altezza dei suoi sogni

Una città non si misura dalla sua lunghezza e larghezza, ma dall’ampiezza della sua visione e dall’altezza dei suoi sogni.
Credo che questa sia la prospettiva con cui misurarsi nella costruzione della nuova città di Corigliano-Rossano. Non un mero esercizio di pratiche, di burocrazia, d’incarichi da assegnare ma un tentativo, tra l’estetica e la concretezza, di costruire qualcosa di migliore rispetto all’esistente. La possibilità di mettere in pratica tutto quel carico di speranza e di ottimismo che ha contraddistinto i promotori del “SI” e che ha convinto le due ex città a tentare una strada ardua e, forse, complessa.

E questa complessità, che non deve essere vista come un limite ma come un “corpo vivo” da plasmare e concretizzare, deve passare per le proposte che la politica, tutta, dovrà, da qui a breve, mettere sul piatto. Un’azione che dovrebbe vedere coinvolti tutti, anche su fronti opposti, ivi compresi quelli che – come me – erano critici rispetto ai tempi ed ai modi con cui si arrivava al referendum. Quello è un capitolo su cui le città si sono espresse e che non può ancora subire una discussione che guarda indietro.

Quindi il primo auspicio è quello che da un lato si costruiscano e propongano proposte d’ampio respiro, ambiziose e “visionarie”, dall’altro che, chi per circa un anno reggerà le sorti della città non crei condizioni che poi si traducano come “zavorra” per questa progettazione. Una di queste, al netto del mero diritto (tutto da dimostrare), è già oggetto di discussione: l’adozione del PSA. Come si può pensare che uno strumento pensato e scritto, con una scarsissima partecipazione delle città, con i due centri più popolosi separati e distinti, possa rispondere alle esigenze ed alle dinamiche di una nuova città unica? Ancor di più se, come altri hanno fatto notare, le due città più importanti sono rette da commissari? Sarebbe una forzatura che mal si coniugherebbe con il diritto a scegliere dei cittadini. E sorprende che ci si riferisca al PSA come argine contro le speculazioni e la cementificazione. Anzi…potrebbe esser vero proprio il contrario se non si disegna nella maniera più corretta possibile, tenendo proprio conto delle necessità ambientali e strutturali, il cuore di quest’area: la zona intermedia tra i due ex comuni di Corigliano e Rossano. E, ancora una volta, qui viene ad emergere con tutta la sua inadeguatezza l’incapacità ad avere una visione d’insieme delle disciolte amministrazioni. Nel momento stesso in cui proponevano gli atti d’impulso avrebbero dovuto bloccare il PSA ovvero interrogare la Regione su ciò che doveva esser fatto. Invece inerzia e lassismo ci hanno consegnato uno strumento che, allorché legittimo, sarà inutile se non dannoso.

Quindi una visione alta e “sognante” che metta al centro non nomi, non i partiti, non le associazioni ma i programmi e su questi trovare, senza possibilità di derogare ad essi, gli attori migliori a metterli in pratica. In questo contesto andrebbe trovata anche la forza di superare non solo gli schemi classici della politica, che spesso vengono superati ma con lo scopo del consociativismo, ma anche attuare una sorta di rottura/rinnovo della classe politica non in nome di una rottamazione, spesso solo urlata, anagrafica ma, piuttosto, di merito/demerito. Ed in questa prospettiva la sinistra, che dovrebbe rivendicare il suo ruolo, i suoi ideali e le sue radici proprio nella costruzione della proposta, dovrà essere pronta ad essere realmente larga e plurale, aperta a tutti quei soggetti (associativi, politici, singoli cittadini) che si riconosceranno in quel progetto ed in quel programma.

Per forza di cose la prima amministrazione della nuova città avrà un compito “eccezionale” e “particolare”: dovrà “fondare” questa città, la dovrà preparare a tutte quelle speranze ed aspettative, forse persino eccessive, che i suoi cittadini oggi chiedono a gran voce. Questo comporterà anche una sorta di cessione di sovranità dei vari partiti politici rispetto ad un accordo pattizio più articolato e ampio. Un’articolazione che potrebbe persino essere un unicum rispetto ai futuri scenari ma che è assolutamente necessario per impedire che forze con prospettive ben diverse e ben note creino le condizioni per rendere la nuova città la semplice somma delle due precedenti, mantenendo tutti i limiti, le pecche e i drammi del passato. Se avremo la capacità di avviare un confronto senza vincoli e senza presupposte e, molto, presunte superiorità morali e politiche, potremmo realmente avere la possibilità di creare una NEW TOWN che sia da volano per tutta l’area sibarita e dello Jonio cosentino. Se manterremo, al contrario, integralismi e veti saremo facilmente oggetto di quella politica predatoria che abbiamo imparato a riconoscere in anni di spoliazione di questa Terra. Ed ancora una volta quindi l’importanza dell’idea di città che vorremmo costruire diventa dirimente e vincolante rispetto alle alleanze, alle singole storie ed alle prospettive personali. Si parta da un’idea che dovrà essere tradotta in azione da uomini e donne che ne sposeranno integralmente ogni virgola, ogni punto, ogni respiro. Si parta, soprattutto, presto.erto


Alberto Laise Assemblea Nazionale Sinistra Italiana 

 

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