Non credevo che la fusione tra Corigliano e Rossano avvenisse nel modo migliore possibile: la politica che assumeva un ruolo secondario (probabilmente persino un bene?) e amministrazioni comunali che si approcciavano alla questione in modo confuso ed ipocrita, subendone le evoluzioni e non assumendosi la capacità di guidare il processo nella sua completezza.
Mi sembrava anche debole la portata dei benefici che ne sarebbero derivati perché mancava, e continua a mancare, un piano d’intervento per il mezzogiorno, da parte dello Stato, che sia realmente in grado di rimettere il Sud, e quindi la sibaritide, nelle condizioni giuste per una reale ripresa economica. Mi sembrava, inoltre, insufficiente sia la legge istitutiva – confusa e priva di una visione complessiva della materia – sia gli atti preliminari lasciati al caso ed alla volontà del nuovo commissario. Sarebbe stato più opportuno redigere preliminarmente una bozza di statuto, chiarire con contezza (fondi e destinazione) la questione della sede comunale (non basta dire “si fa ad Insiti”…senza spiegare con quali risorse, con quali tempi e dove sarà la sede provvisoria), prevedere la ripartizione dei dirigenti e l’ubicazione degli uffici anche in via temporanea. Insomma decine di piccole cose che le due amministrazioni, invece di impegnarsi in una indecorosa “lite” o presunta tale, avrebbero potuto portare a termine. Rimango convinto anche che un passaggio tanto importante non dovesse avere un referendum senza quorum come momento “definitivo”. Continuo anche a pensare che il Si ha vinto perché ha saputo centrare pienamente la campagna referendaria: si è puntato sulla “speranza”, sull’impatto positivo della fusione. Di contro si è scelto, per il No, una campagna spesso rancorosa e “conservatrice”. “Coriglianesità” e “Santi”, “furti di storia” e “difesa della patria” hanno costituito un leit motiv che non ha avuto presa. Probabilmente nemmeno una campagna più tecnica sarebbe stata vincente…ma non credo proprio che i cori dei tifosi allo stadio abbiano brillato per genialità. Tant’è che, io per primo, molti hanno preferito non andare a votare perché smarriti dai toni del confronto.
Oggi si chiude un capitolo. E lo si chiude con le due amministrazioni che hanno preso decisioni “pesanti” sul futuro, soprattutto economico, della nuova città. Ed è l’ennesima decisione vergognosa di due amministrazioni mediocri. Assunzioni, promozioni, spese, programmazioni future: tutte decisioni prese come se non fosse alle porte una trasformazione epocale delle due amministrazioni. Ed è questo il primo nodo che il Commissario dovrebbe analizzare: valutare se non ci siano stati degli abusi e mettervi mano per evitare che si lasci alla futura città una zavorra pesante.
In questo lungo anno che ci aspetta c’è, nella speranza che il Commissario si riveli persona attenta e ragionevole, da preparare gli atti preliminari alla fusione, redigere uno statuto “leggero” che poi posa essere modificato dalla prima amministrazione politica, arrivando al momento elettorale della primavera/estate 2019 senza condizionare troppo chi guiderà democraticamente la città.
Mi auguro anche che, finito il momento “associativo”, si passi alla costruzione di un progetto politico per la nuova città. Il ruolo delle associazioni, come detto prima, è stato fondamentale, ma era anche caratterizzato da un’assenza di “schieramenti” politici. Ora, credo che sia necessario che si trovi una collocazione programmatica ed ideologica precisa.
E qui diventa importante ricomporre. per chi un certo modo di sentire la politica, un fronte ampio che parli di sinistra. Potrà sembrare assurdo, potrà sembrare fuori tempo, ma, per chi immagina un certo tipo di città, un certo tipo di “collettività”, è quello il punto di partenza. Se abbiamo la convinzione che destra e sinistra non esistano, che tutti sono uguali, che serva solo un voto di protesta… beh allora non dobbiamo costruire ovvero immaginare nulla…abbiamo già la risposta pronta. Se, al contrario, immaginiamo che la nuova città debba essere complessa, che necessiti di scelte precise, solidali, allora dobbiamo trovare le forme ed il linguaggio per costruire un fronte aperto ma, al tempo stesso, che possegga un’identità, un Dna, preciso. Non m’importa la contrapposizione tra centrosinistra e sinistra, non m’importa la discussione su chi sia più radicale o su chi sia responsabile della crisi mondiale del capitalismo e del socialismo. M’interessa un progetto per la mia città che respiri sinistra. Mi hanno sempre insegnato che bisogna distinguere i momenti elettorali, cioè che una cosa sono le politiche, un’altra le elezioni europee, un’altra ancora le amministrative…Qui, appunto, va sviluppato un progetto che si occupi semplicemente, semmai fosse semplice, delle elezioni amministrative. E, credo, che si debba tener conto di una questione importante: chi vincerà le prossime elezioni, prenderà decisioni vincolanti per questa città e per il suo sviluppo. Mi auguro che non si voglia lasciar prendere queste decisioni agli epigoni del centrodestra ovvero a chi disconosce la differenza tra destra e sinistra. Quando si tratta di amministrare una città, beh questa differenza diventa fondamentale. Decidere dove impegnare le poche risorse disponibili, quali interventi urbanistici privilegiare, quali servizi sociali potenziare ovvero quali tagliare, sono solo alcune delle opzioni che sono profondamente vincolate al sentire politico di chi amministra. Scegliere se abbiamo bisogno di un parco ovvero di una tonnellata di cemento armato farà la differenza.E mi piacerebbe che si scegliesse, per una volta, il parco…
Alberto Laise, Assemblea Nazionale Sinistra Italiana